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- Indirizzo: Corso V. Emanuele, 41

Palazzo Gentile

Descrizione Palazzo

Indirizzo: Corso V. Emanuele, 41

Chi percorre a Bitonto Corso Vittorio Emanuele rimane colpito da due fastosi palazzi che si fronteggiano e che sino a tutto il XIX secolo erano completamente immersi nel verde che li abbracciava da tre lati. Ambedue furono voluti dai conti Gentile. Ora sono rimasti integri i palazzi ma si sono ridotti gli spazi che, attigui alla Villa Comunale Umberto I, sorta nel 1905 sul prolungamento del corso, costituivano uno dei piĂ¹ folti giardini all’italiana di terra di Bari. Al geometrico neoclassico palazzo Gentile Junior (ad ovest del corso) si contrappone il ritmico ed eclettico Gentile Senior (ad est), ora Palazzo di CittĂ .

Antica famiglia di origine normanna, ebbe nei secoli XI-XII la contea di Conversano, mentre un ramo della famiglia sita in Barletta si spostĂ² a Bitonto nel XVI sec. perchĂ© Troiano Gentile sposĂ² la nobile bitontina Angela Vulpano.

 Agli inizi del XIX sec. due grandi ma ultimi personaggi emergono in questa famiglia: DIEGO e VINCENZO, figli di Michele che nel 1796 aveva incentivato l’iscrizione nell’Ordine dei Cavalieri di Malta del ramo di Barletta. Diego visse quasi sempre a Napoli e partecipĂ² con Murat alla spedizione napoleonica in Russia; Vincenzo, fervente carbonaro, fu il committente a Bitonto dei due palazzi di Corso Vittorio Emanuele e delle ville nei feudi Torricella a Santo Spirito e Orlem a Mariotto. 

In veritĂ  a Bitonto, a partire dal 1778, ci fu un crescente  fervore edilizio con la dismissione della Fiera di san Leone, per cui si resero liberi i terreni occupati dalla stessa, terreni che andavano dal Convento fino oltre l’attuale Villa Comunale, nonchĂ© il tracciato della nuova strada per Santo Spirito, strada disegnata dagli architetti Gimma e Mastropasqua. Nacque allora il Corso del Borgo (per Borgo si intende l’insieme delle costruzioni realizzate fuori della cinta muraria), dalla Piazza di Porta Baresana partì una raggiera di strade che diede un nuovo volto alla cittĂ , il cui baricentro si spostĂ² da Piazza Castello a Piazza del Borgo (chiamata poi Piazza Margerita di Savoia, ora Piazza A. Moro). 

Diego Gentile non ebbe figli, ma il fratello Vincenzo ne ebbe due: Domenico e Francesco; a questi ultimi furono destinati i due palazzi realizzati dagli architetti LUIGI CASTELLUCCI (1798-1877) per il palazzo Senior e RAFFAELE COMES (1825-1891) per palazzo Junior. I due erano stati allievi dell’architetto Francesco Saponieri, il grande bitontino che a Napoli fondĂ² una scuola di architettura ispirata al neoclassicismo. I due edifici ebbero, sin dalla progettazione, una destinazione signorile e residenziale, infatti sono privi di porte alla mercantile (porte site al piano terra aperte direttamente sulla strada), ma scanditi da finestre a piano rialzato e balconi a piano nobile. 

Scenografico e ritmico è il Palazzo Gentile Senior, con quattro coppie di paraste angolari doriche e ioniche che segnano i limiti dell’impianto quadrangolare del grande edificio; altre quattro delimitano il piano nobile. Su alto zoccolo il piano rialzato è ritmato da arcate cieche, finestre e lesene; al centro il portale centinato è accostato da balcone aggettante, sostenuto da due meravigliose colonne in pietra locale; il piano terra è ritmato da arcate e paraste doriche mentre la cornice marcapiano è chiaramente di ispirazione classica con triglifi e metope.

 Il piano superiore ha balconi e controstipiti con gli ambienti segnati all’esterno, da lesene e capitelli ionici; una lunga balconata è sostenuta da mensole e protetta da una ringhiera d’epoca. Ritmica è anche la presenza di finestre-balconi, con timpani alternati arcuati o triangolari sostenuti da mensole. Il tutto si conclude con cornicione aggettante con ovuli e dentelli. All’esterno, nella parte sud-ovest, due mensoloni sostenevano l’epigrafe fascista che ricordava l’oro versato dai cittadini alla Patria nel 1936; nel 1954 tale lapide è stata sostituita con quella a ricordo dei musicisti Gennaro ed Ernesto Abbate, compositori bitontini ed eccellenti direttori d’orchestra. Dopo aver ammirato la perfetta simmetria dei vuoti e dei pieni della facciata principale, si accede all’androne attraverso il vano carraio; sulla volta dell’ingresso, dove si ammira l’antico originale infisso, vi è affrescato lo stemma della famiglia Gentile, con al centro il leone d’oro calzato di verde rampante verso sinistra, al termine le medaglie di San Giovanni di Gerusalemme (Malta), di San Gennaro e dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio. A destra e a sinistra dell’androne vi erano le portinerie (quelle di sinistra ora sono chiuse). Dall’androne si accede nel quadrangolare e spettacolare cortile biporticato con scalone, scandito da paraste doriche e ioniche dei piani rialzato e nobile, finestre e loggie balconate coronate da cornicione; il principesco scalone richiama lo stile vanvitelliano con la rampa centrale, ampio pianerottolo e scaloni laterali che si concludono nel corridoio, a tre arcate di stampo sanfeliciano, raccordate al centro da una ringhiera. Busti di matrone, imperatori, sculture varie ingentiliscono le varie parti dello scalone, mentre la grandiosa volta a padiglione, decorata da artigiani napoletani (Prezioso, Dilettuso, Palma, ecc.) è stata piĂ¹ volte restaurata dal pittore Raffaele Catucci. In alcuni ambienti si conservano ancora i resti in marmo dei camini di riscaldamento e originali pavimentazioni con mattonelle in maiolica di Vietri e Capodimonte. 

Narra il De Cesare che nel 1859 il conte Gentile di Bitonto, in occasione della visita in cittĂ  dei Reali Borbonici Ferdinando II e Francesco II, allestì nella Galleria del palazzo (attuale Sala degli Specchi) un grandioso banchetto, facendo venire domestici in livrea reale dalla Capitanata. Ferdinando II, stanco ed ammalato, dopo aver visitato l’Orfanotrofio Maria Cristina di Savoia e la Cattedrale, si affacciĂ² al palazzo, ma dovette desistere dal pranzo. Il conte, deluso fortemente, volle che l’intera popolazione bitontina sfilasse per due giorni all’interno del palazzo per ammirare la meravigliosa tavolata.

  • Palazzi Gentile eseguiti tra il 1848 e il 1860 da architetti Luigi Castellucci e Raffaele Comes;
  • Con la scomparsa del casato gli immobili vennero occupati da privati e da organismi pubblici (S.A.F., Banca Bitontina, Uffici statali);
  • Nel 1931 il Comune acquista il Palazzo per 540.000 Lire dalla contessa Maria Pia Fenicia, vedova Gentile (prima di allora la sede comunale era dal 1809 al 1821 nell’ex convento dei francescani e dal 1821 al 1836 nell’ex convento dei domenicani)
  • Nel 1943 il palazzo viene requisito dalle truppe d’occupazione alleate e gli uffici relegati a Nord-Ovest;
  • Nel 1946 il Comune entrĂ² in possesso del Palazzo di CittĂ ;
  • Tra il 1946 e il 1952 il Palazzo ritorna agli antichi splendori con gli Ing. Binetti e Spera, l’arch. Mongiello, i decori restaurati dal prof. Raffaele Catucci.

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