Il palazzo fino a pochi anni fa era denominato “dei veneziani”. Attualmente, acquisito dai nuovi proprietari è stato dedicato ad un componente della famiglia Berardi, e come si evince dalla targa posta sul portone d’ingresso, “Palazzo Francesco Berardi”.
Il palazzo sorge nella cinta extra-moenia del Borgo antico, poco distante dal monastero di Sant’Agostino; è situato sull’angolo destro della piazza Canonico della Noce, lato Via Matteotti con angolo via Perrese.
Come risulta dagli atti, è stata proprio una famiglia veneziana ad acquistare il lotto di terreno per costruire la palazzina nel lontano 1907 quando regnava Re Vittorio Emanuele III. Nel 2015 il palazzo diventa proprietà della famiglia Berardi che lo dedica al figlio Francesco.
La palazzina è stata ultimata nel 1912 come inciso sulla chiave di volta del portone d’ingresso.
Come tutti i palazzi tra la fine dell’Ottocento ed inizio Novecento, presenta un ecclettismo che sprizza l’occhio all’Art Nouveau, detta anche stile floreale, stile che influenzò le arti figurative, l’architettura e le arti applicate.
Infatti, il fabbricato presenta uno spigolo arrotondato e a partire dai locali al pianterreno le porte sono chiuse da stipiti in pietra di Alberobello, scolpita con motivi fantasiosi, fra cui spiccano due pannelli laterali comprendenti rombi lavorati a punta di diamante. Al primo piano è visibile una bella ringhiera in ferro con elementi floreali, in cui i fiori formano una specie di girandola nella parte alta e uno smerlo in basso. Su questa balconata guardano ampie finestre contornate da una bianca pietra, finemente incisa con fiori stilizzati.
Gli artefici scalpellini di questi palazzi si formavano alla scuola serale di disegno voluta da Vincenzo Rogadeo e l’ornamentazione esterna per questo palazzo è attribuita al maestro lapicida Gaetano Fallacara. Nelle pietre da lui lavorate a scalpello o incise appaiono motivi fitomorfi di grande pregio.
L’androne d’ingresso presenta una volta ad arco di 4,5 metri; per le scale una bella ringhiera, sempre nello stile liberty dell’epoca, in cui si ripete il motivo del girasole fogliato, con evidente allegoria di buon augurio per i visitatori della casa ed in basso la chiave della vecchia serratura.
L’interno della casa è rivestito di decorazioni come il pavimento colorato di graniglia di marmo, che forma scacchiere contornate da greche. Si può ammirare ancora la cucina in muratura con le maioliche del periodo con il focolare ed uno stipite, comunicante con essa un piccolo bagno.
Nella stanza che si affaccia sul portone d’ingresso si può notare la corda che, attraverso il pavimento, apre la serratura del portone. Al lato della finestra si nasconde uno dei tre piccoli secreté.
Prima di visitare il bellissimo salotto, nella stanza da letto si può ammirare una splendida stufa modulare, sempre in terracotta, pitturata per farne risaltare i decori, che cela una piccola e rudimentale cassaforte. Anche in questa stanza è stato rinvenuto un piccolo rosone che affresca la volta.
Nel salotto si può ammirare la volta affrescata dal prof. S. Raimondi nel 1914. Nella scena centrale appare Diana cacciatrice, con in capo il simbolo della mezza luna, sul carro dell’aurora condotto da due cavalli bianchi, le cui redini sono rette da un amorino. Un altro amorino porta nelle mani un mazzo di fiori e la fiaccola che porta la luce del nuovo giorno. Intorno alla scena descritta corre un festone fiorito con medaglioni angolari comprendenti le figure di Giulio Cesare, Romolo, Alessandro Magno ed Ettore Fieramosca.
Chi è Francesco Berardi:
“Francesco Berardi nasce a Bari nel 1993, si diploma nel 2012 presso il liceo scientifico di Bitonto e si iscrive all’università di Bari presso la facoltà di lingue e letterature straniere. Già dai primi esami emergono le sue brillanti qualità per il russo e nel 2014 partecipa con merito al programma ERASMUS presso l’università di Tallinn in Estonia. Poco dopo il suo rientro però perde la vita in un grave incidente stradale nei pressi di Lequile in provincia di Lecce”. A lui i genitori hanno voluto dedicare il palazzo.