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Chiostro S. Domenico

Descrizione Chiostro

Il chiostro è annesso alla trecentesca chiesa di San Domenico. E’ tradizione che la storia della Chiesa e del convento annesso sia legata alla  elezione a vescovo di Bitonto (1253) di un frate domenicano, fra Pancrazio Gerio, di Anagni.  Nel 1258 il vescovo, con la mediazione del sindaco Marco Planelli, avrebbe ottenuto dal comune la cessione della piazzetta destinata a pubblico mercato e la chiesetta ivi esistente dedicata a San Nicola (detta appunto del mercato), perché potesse esservi costruito un convento. 

Non si sa quando i lavori di costruzione della Chiesa e del convento abbiano avuto  inizio. Si ha solo notizia della demolizione della vecchia cappella di San Nicola per ordine di Padre Roberto Provinciale e della sua ricostruzione nelle vicinanze. La prima cappella fu dedicata a San Pietro martire, un santo domenicano. Il portale originariamente, in stile romanico piuttosto che gotico, presentava nella lunetta con probabilità, l’effige di San Domenico, custodita da un archivolto con decori a foglie di acanto sorrette alle estremità da due mani.

E’ certo che i lavori erano ancora in atto nella seconda metà del trecento come dimostrano gli stemmi della famiglia reale degli Angiò e dei Durazzo che si notano sulla facciata (Giovanna I e Carlo I).

stemma angiòstemma dei D’Angiò   stemma durazzostemma dei Durazzo

In basso al centro tra i due stemmi della famiglia reale troviamo un stemma caratterizzato dalla presenza di tre pesci ed una stella, appartenente forse al frate fondatore o promotore della costruzione del convento e chiesa domenicana annessa.

In alto al centro tra le due finestre, chiaramente parte integrante di un restauro tardo seicentesco, abbiamo lo stemma della città di Bitonto in una delle sue prime raffigurazioni dopo il riscatto della città, con i due leoni affrontati (sedile del popolo e sedile dei nobili).

 stemmi san domenico Stemmi sul portale maggiore

I lavori di costruzione del  convento durarono fino al 1390, anno della consacrazione ad opera del vescovo Nicola De Pice della nuova chiesa annessa al convento. La antica cappella di san Pietro Martire  dovette essere utilizzata per oltre centocinquant’anni ancora. La troviamo citata nel verbale di sacra visita del 1549 dal vescovo Cornelio  Musso. In seguito se ne perdono le tracce. 

I lavori di costruzione del complesso conventuale non dovettero procedere con continuità e rapidità. E’ da credere che, data la povertà iniziale della comunità religiosa bitontina, l’avanzamento dei lavori fosse consentito soprattutto grazie ai finanziamenti pubblici e privati. Si ha notizia, infatti, di un finanziamento elargito da Carlo di Durazzo, cugino e cognato della regina Giovanna I d’Angiò, insediatosi a Bitonto nel 1345 e morto nel 1348.

Nel 1374  i domenicani beneficiarono della donazione di diverse case con giardino, affinché si innalzasse la chiesa di San Domenico con chiostro e dormitorio e quant’altro fosse necessario per un  convento.

L’ex convento di San Domenico, inserito in un isolato del borgo antico, aveva dimensioni maggiori arrivando all’estremità della strada. Via Ambrosi, su cui si affacciano chiesa e convento, era un’arteria principale della città sin dalle sue origini: il cardo, che partiva da porta Silvina (chiesa di Santa Rita) sino a porta Varina o Baresana. L’edificio giungeva sino all’incrocio con un’altra strada importante il Decumano/ via Traiana oggi via Planelli.

san domenico

Il prospetto su Via Ambrosi è costituito a piano terra da una muratura in conci regolari di pietra calcarea  bugnata interrotta da una cornice marcapiano interrotta da semplici finestre. Il portale di accesso al chiostro è dotato di una semplice cornice come le porte di accesso ai locali al piano terra. Al secondo piano sulla muratura intonacata, si aprono semplici finestre ed un balcone con una balaustra di pilastrini mistilinei.

Il convento è a pianta irregolare con un chiostro interno pilastrato a forma quadrangolare con  un pozzo principale a cui si accede da una serie di scalini a pianta ottagonale (1) e altri pozzi di servizio a ridosso dei pilastri. Questi pozzi, che sono collegati ad una serie di canali nella parte sottostante la pavimentazione del chiostro, sono serviti per secoli non solo al convento, ma anche alla popolazione per la loro ampiezza e per l’abbondanza di acqua che riuscivano a contenere. Considerando che, come per il sito archeologico in cattedrale ove una navata della basilica paleocristiana fu utilizzata dal XV secolo in poi come cisterna, anche nel chiostro abbiamo una situazione simile. Tutta la città era dotata di pozzi e cisterne, che garantivano la fornitura d’acqua agli abitanti. 

Nel lato del chiostro che si estende di fronte all’entrata, all’estremità vi è una porta verde che collega il chiostro con l’interno della chiesa esattamente all’altezza del coro, realizzato nel 1720 nella zona absidale.

Sul lato destro della porta si nota un pozzo, probabilmente collegamento con la rete fognaria che già nella prima metà del XVI secolo fu realizzata nella città.

La configurazione volumetrica è complessa ed il processo di formazione scaturisce da un nucleo originario del sec. XIII-XIV  con successivi ampliamenti. L’attuale chiostro non è quello originario, ma è un rifacimento settecentesco quando in pratica fu ricostruito il convento e quindi il chiostro, che minacciava di cadere in rovina. 

Nel 1710 i frati furono costretti a vendere alcune parti del loro convento, quelle che si affacciano su via Planelli e via Termite per riparare le vecchie fabbriche  e fare le nuove. Anche il chiostro fu rifatto dopo che una perizia dell’ingegnere domenicano frate Ludovico Facchini accertò l’impossibilità di riparare il vecchio chiostro. Perciò ne fu fatto uno nuovo che è quello che vediamo oggi, con pilastri e non più con colonne.

Anche i pilastri per la costruzione di un piano superiore nell’Ottocento cominciarono a cedere e nel 1970 furono abbracciati da colate di cemento. Ora finalmente con appositi accorgimenti il chiostro è tornato all’antico splendore, sebbene non sia originario nel materiale di costruzione. (2)

 L’edificio, a tre livelli, ha un’ampia scala a tre rampe per accedere al primo piano; mentre per accedere al piano superiore vi è una scala di servizio a quattro rampe parallele. Al primo piano sulla muratura intonacata, si aprono balconcini ed  un balcone con  gattoni in corrispondenza del portale d’accesso all’androne.  

Nel 1809 il convento domenicano a Bitonto viene soppresso in seguito alle leggi napoleoniche, per cui tutti i beni ecclesiastici dovevano essere a disposizione della nazione. Al contrario durante il periodo Borbonico il re tendeva a imporre la propria supremazia sulla chiesa e i suoi beni, pertanto l’esistenza degli ordini religiosi era possibile.

1821: Il sindaco Francesco Ambrosi seniore adatta i locali a sede del comune e Mandamento giudiziario. Nel corso dell’Ottocento il “palazzo di San Domenico” è il cuore pulsante della vita cittadina e, pertanto, numerosi sono i lavori che vengono eseguiti in varie epoche con l’intervento, fra l’altro, di artisti per la decorazione dei soffitti come Somma, Minardi, Spinelli.

Nella corrente di innovazione del Borgo nuovo, nel 1882 viene demolita la torre angioina su via Matteotti nei pressi della Chiesa dell’Annunziata, e gli stemmi, che risalgono al XIV-XV secolo,  vengono collocati su una parete del chiostro.

chiostro

1935: Gli uffici comunali sono trasferiti nella nuova sede del Palazzo Gentile seniore al Corso Vittorio Emanuele, fatto acquistare dal Podestà D. Serafino Santoro per la somma di £ 500.000. 

Il vecchio complesso è completamente ristrutturato. Vengono tra l’altro eseguite le nuove coperture con le tegole “alla marsigliese” (3), si allarga il portale di accesso per consentire l’accesso ai mezzi rotabili, si adattano gli ambienti rimasti liberi ad ambulatori, collocamento a lavoro, Opera Fascista della Maternità ed Infanzia, Associazione delle vedove di guerra. Viene, altresì, sistemato il piano nobile a sede della Pretura, mentre l’antico refettorio del Convento si adatta a uffici della Conciliazione. 

Un’intera ala del lato orientale è sistemata anche ad albergo da un privato che gli dà il nome di “Savoia”; nel cortile vengono organizzati tra gli anni trenta e quaranta anche manifestazioni musicali; il plesso è adattato anche a matrimoni.

È il 1990 e la Pretura e gli uffici della  conciliazione si trasferiscono nella nuova moderna sede di via dell’Annunziata (via Generale Planelli). Il complesso rimane per non molto in abbandono. È ora gestito in maniera veramente encomiabile dalla comunità parrocchiale di San Giovanni Evangelista ed è centro di aggregazione sociale per gli abitanti del centro antico.

  1. Su un gradino del pozzo è presente un disegno che riproduce un gioco di origine medievale ma sicuramente utilizzato ancora nel Novecento, deducibile dall’analisi stilistica della pietra che compone il gradino e soprattutto in considerazione del fatto che nel 1935 il luogo era adibito ad accoglienza delle vedove di guerra con assistenza anche ai fanciulli. 

download  Tria o mulino

(2)La pietra che originariamente componeva la struttura della chiesa e del convento erano presa dal materiale di scavo, ma solo in minima parte, poiché Bitonto era caratterizzata dalla presenza di una cava molto grande dalla quale veniva estratto il materiale di costruzione di chiese ed edifici privati.

(3) Tegola_marsigliese Tegola alla marsigliese

SITI CORRELATI

Chiesa di San Valentino

Epoca: Metà XII secolo

Palazzo Planelli Sylos

Epoca: ottocentesca

Indirizzo: Via Felice Cavallotti

Chiesa di San Vito

Epoca: 1664

Indirizzo: Chiesa di San Gaetano, Piazza Camillo Benso Conte di Cavour, Bitonto, BA

Chiesa di San Gaetano

Epoca: 1609

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