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- Indirizzo: Piazza Cattedrale

Cattedrale

AVVERTENZE

Le visite sono subordinate alle funzioni religiose. (Comunioni Domenica Mattina)

La Cattedrale di Bitonto

Indirizzo: Piazza Cattedrale

LA CATTEDRALE si eleva nel cuore della cittĂ , nella piazza che fu denominata rerum venalium (ossia luogo di mercato), e campeggia con la sua mole e l’armonia delle sue strutture. Foro cittadino in epoca classica, visto il punto di intersezione tra i due assi viari di epoca ellenistico-romana cardo e decumano, identificabili con via dei Mercanti e via Planelli. 

Le due direttrici univano quattro punti cardinali che erano identificati con le 4 porte principali: Porta Baresana (nord) e Porta Silvina o Pendile (sud) davano origine al cardo; Porta Celiana o La Maja (est) e Porta Rubastina (ovest) individuavano il decumano/ via Traiana. Lungo queste strade si incontravano pellegrini, crociati e coloro che intraprendevo un viaggio da e verso l’Oriente.

Fu fondata sul finire del sec. XI, sotto il comitato di ROBERTO d’ALTAVILLA (Guiscardo), “dominator civitatis Botonti” (1098) della prima generazione normanna, e il vescovado di ARNOLFO (1085-1095), il quale ebbe dei donativi dal Guiscardo.  Si partì dalla costruzione della cripta che venne realizzata eliminando l’abside della preesistente basilica paleocristiana/altomedioevale, dedicata a San Valentino. 

Nel 1085, anno di fondazione della cripta, il livello stradale coincide con quello della cripta e della zona paleocristiana. Questo ci fa pensare  che al suo completamento la cattedrale , nel 1229/1240, fosse notevolmente maestosa e si posizionasse, rispetto alle abitazioni intorno molto piĂ¹ in alto. (Cfr la Cattedrale di Trani). Questo perchĂ© in epoca paleocristiana la chiesa aveva la necessitĂ  di essere piĂ¹ vicina alla gente, visto che da poco piĂ¹ di un secolo era stato dichiarato come religione dell’Impero Romano il Cristianesimo.

In epoca medioevale la Cattedrale era punto di riferimento religioso, politico, giuridico, economico, sociale e, svettando piĂ¹ in alto rispetto alla cittĂ , garantiva la possibilitĂ  di avvistamento dell’arrivo di eventuali nemici. Le abitazioni intorno alla piazza costruite tra il XII ed il XIII secolo, epoca in cui si ha un forte sviluppo demografico, garantito anche dalla stabilitĂ  politica, oggi risultano essere le cantine degli attuali palazzi che dalla metĂ  del XVI secolo in poi vengono erette in seguito alla realizzazione della rete fognaria, che rialza notevolmente il livello stradale.

Questa innovazione ha portato alla chiusura definitiva della zona sottostante relegandola nel dimenticatoio.

La cattedrale ha origine dalla cripta che risale al 1085, poco prima della Basilica di San Nicola, che fu cominciata nel 1087 quando giunsero le spoglie di Santo di Myra a Bari. La cattedrale di Bitonto è l’archetipo delle cattedrali di Puglia, mentre la Basilica di San Nicola completata nel 1100 è rimasta il prototipo. A Bitonto vi è una chiesa nelle vicinanze della Cattedrale, San Silvestro, che nel prospetto è simile alla basilica con il protiro aggettante e fu consacrata nel 1114 dal Vescovo Giovanni. Questo ci dimostra non solo l’influenza stilistica ma anche il fatto che sebbene la fabbrica della Cattedrale non fosse completata, vi era continuitĂ  nell’utilizzo della basilica paleocristiana. 

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San Nicola Bari San Silvestro Bitonto

LA FACCIATA PRINCIPALE

 Paraste sul prospetto principale

Doveva essere preceduta da un portico (mai costruito) come attestano i resti di imposte d’archi sulle paraste. S’affaccia sul sagrato e si lega armonicamente con l’attiguo palazzo De Lerma (sec. XVII) mediante una loggetta seicentesca episcopale per le benedizioni, fatta costruire dal Vescovo Fabrizio Carafa.

E’ divisa in tre parti da paraste sporgenti, che corrispondono, all’interno, ai muri della navata centrale.

Una sorta di processo di redenzione che parte dai leoni stilofori, simbolo di Cristo posti a protezione e guardia della porta (Porta della Misericordia in questo anno giubilare), e procede attraverso il bestiario fantastico dell’archivolto interno, ove i vari simboli dal significato noto anche agli analfabeti del medioevo, servivano da monito (nel non comportarsi in un determinato modo o non cedere alle tentazioni del maligno es. Sirena) oppure da insegnamento sulla protezione divina verso chi segue la parola di Cristo.

Nell’architrave i misteri gaudiosi (Annunciazione, Visitazione, NativitĂ , Presentazione al Tempio), nella lunetta il Cristo risorto (Anastasìa) con croce patriarcale e profeti tratti dal Limbo sulla destra Davide, Saul e Salomone (Davide e Salomone hanno la corona), sulla sinistra Adamo, Eva e Seth.

Topic2NotesImage6 Architrave e lunetta

Alla sommitĂ  dell’archivolto, che poggia su due stupendi grifoni (simbolo della doppia natura di Cristo, che agguantano i simboli del male il caprone e la lepre), a loro volta sostenuti da colonnine e da leoni, ora consunti, a guardia della porta, è collocata una scultura raffigurante un uccello. A lungo si è pensato ad un’aquila, simbolo degli Svevi, ma gli artigli poco sporgenti, il becco arcuato verso il petto ci spingono a credere ad un pellicano, simbolo della Redenzione e del sacrificio di Cristo. (Il pellicano si becca il petto e dĂ  ai suoi cuccioli le proprie viscere quando non riesce a trovare cibo per loro. Paragonabile al sacrifico di Cristo)

In alto si ammira il magnifico Rosone, primo in Puglia con sovrarco sormontato dalla Sfinge e sostenuto da leoni su colonnine pensili. Il rosone è formato da un anello centrale collegato, mediante sedici raggi, ad un anello esterno. I raggi non sono diametralmente opposti bensì è evidente l’input del movimento. 


Cattedrale di Biotnto

Al centro del rosone è posizionata una sfinge, animale mitologico della cultura egizia, che nella religione cristiana diventa un tetramorfo: rappresentazione dei 4 evangelisti (volto umano-san Matteo; ali aquila-san Giovanni; coda toro-san Luca; corpo leone- san Marco).


Se la Basilica di San Nicola è il prototipo, la cattedrale bitontina è l’archetipo, la piĂ¹ evoluta e completa espressione del romanico pugliese, per l’armonia delle sue line e architettoniche, per la originalitĂ  delle maestranze greche, arabe, saracene, siciliane che hanno lasciato ai posteri una delle testimonianze piĂ¹ esaltanti dell’assolata stagione artistica del medioevo pugliese. La fabbrica fu certamente realizzata da un unico cantiere e questo spiega l’organicitĂ  della massa architettonica, l’unitario criterio estetico dei partiti decorativi.

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Sul lato a meridione troneggia la fuga delle colonnine dell’esaforato, dove i capitelli a stampella sono caratterizzati da animali fantastici e non che invitano i fedeli a riflettere sulla propria condizione. Alcune colonne sono decorate e gli archetti di congiunzione tra un capitello e l’altro presentano, in alcuni punti, dei caratteri orientali, probabilmente simboli utili a ricomporre l’esafora dopo averla asportata da un altro sito. 

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La porta liturgica con un Cristo bizantineggiante con le vesti da sacerdote è incastonato in un portale trecentesco di mirabile fattura.

L’INTERNO

E’ altamente suggestivo e austero, grandioso e solenne. Lo schema è quello basilicale, a tre navate. Le navate laterali dall’inizio del XIV secolo in poi furono utilizzate per l’edificazione di cappelle, in cui le famiglie nobili, il clero del Capitolo Cattedrale venivano seppelliti, occupando la zona sottostante che custodiva i resti della basilica paleocristiana.

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Su di una seconda linea orizzontale corrono i matronei formati da trifore, realmente utilizzati dalle donne, a differenza di altre cattedrali. Il soffitto a capriate lignee dipinte sono un rifacimento della metà dell’800, quando eliminato il soffitto a cassettoni, le capriate originarie erano marce.

Il transetto appare come un enorme freddo vano, in quanto privo dell’arredo (iconostasi, altare basilicale, sedia vescovile, scomposti dopo il 1651).

I capitelli delle navate esprimono la piĂ¹ esaltante plastica del romanico pugliese del sec.XII: sono un groviglio di flora e fauna esotica brulicante di vita. Domina l’acanto su due ordini finemente lavorati con largo impiego del trapano. Agli spigoli si incontrano babbuini, leoni, grifi alati.

Nel primo capitello a sinistra è esplicato il  MITO DI ALESSANDRO MAGNO, il mitico imperatore assurto al cielo con un carro tirato da grifi alati e attirati da esche poste su bastoni. La scena s’inquadra nella leggenda alessandrina in voga nel medioevo europeo.

FONTE BATTESIMALE: grande vasca monolitica riferibile alla Bottega di Nicolaus senza pezzi di congiunzione risuona come una campana, poichĂ© il suono si ripercuote senza interruzione; 

PERGAMO (Pulpito): frutto settecentesco di elementi diversi provenienti dall’ambone, altare basilicale e iconostasi, quando per far posto all’altare barocco vennero eliminate le decorazioni medioevali. Fu designato nel XVIII secolo come luogo per la predicazione.Il richiamo, che riporta a motivi arabo-siculi, a stoffe, tappeti, smalti orientali e persiani, sassanidi è chiarissimo. 

AMBONE DI NICOLAUS, SACERDOS ET MAGISTER (1229): all’origine era collocato vicino al pilastro centrale, dove vi è una traccia di affresco, spostato sull’arco trionfale nel ‘700 durante l’imbarocchimento della cattedrale, e aveva vaste dimensioni con due scalette posteriori. Il leggio reca la firma della docta manus di Nicolaus sacerdos et magister, forse ideatore e progettista, piĂ¹ che esecutore materiale dell’opera, il quale progetta la realizzazione dei simboli dei quattro evangelisti: Aquila-San Giovanni; Uomo/telamone- Matteo; Leone alato (sulla colonna a sinistra) – Marco; Bue alato (sulla colonna di destra) – Luca.

Al di sotto del tamburo centrale troviamo nuovamente la firma di Nicolaus con la datazione dall’era cristiana 1229 e la datazione bizantina che indica gli anni di regno di Federico.

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POSTERGALE FEDERICIANO: è la superstite delle due rampe di accesso, peraltro maldestramente ricomposta. Le ricerche piĂ¹ accreditate definiscono la lastra monumento laico dell’idea imperiale di Federico II (il terzo da sinistra) qui ritratto con Federico Barbarossa, Enrico IV e Corrado IV. Un’altra possibile interpretazione potrebbe individuare nei personaggi da sx verso dx la cittĂ  di Gerusalemme con la corona turrita (personificazione delle cittĂ ), un notabile, Federico II con la corona di Gerusalemme (ottenuta al termine della crociata del 1229, anno in cui viene consacrato l’ambone), ed infine Corrado IV, figlio legittimo di Federico II. L’altra rampa si suppone fosse caratterizzata dalla presenza della fenice, simbolo dell’immortalitĂ , doveva attestare invece la potestas (potere) spirituale della Chiesa e del Papato in contrapposizione della potestas temporale e laica rivendicata da Federico.

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Attualmente le navate e il transetto sono solo lo scheletro di quello che fu un tempo l’interno, ricco di affreschi e di icone, e che il ripristino stilistico durato un secolo (1894-1994) ha eliminato.

Ai lati del portale d’ingresso, per esempio, sono disposti il mausoleo del Vescovo Barba (fondatore del seminario vescovile) e il Cenotafio del grande oratore sacro del ‘500 Cornelio Musso (sec.XVIII) (oratore nel Concilio di Trento), opera di lapicidi napoletani. Sulla parete destra della navata vi è una bella nicchia liturgica (sec.XV), ove insistono acquasantiere, opere probabili di Nuzzo Barba.

Due belle transenne delimitano i descensi (discesa) alla CRIPTA. Nel descenso di sinistra, a mezz’altezza sullo zoccolo della controcolonna della navata sinistra si trova una scultura riferibile alla leggenda di Colapesce, homo marinus, mitico personaggio operante tra Scilla e Cariddi, qui rappresentato con torcia ricordando uno degli episodi di sfida con Federico II, in cui l’imperatore gli chiede cosa ci fosse sotto l’Etna. La risposta del ragazzo circa la presenza del fuoco, non convinse Federico che volle una prova. Il ragazzo ridiscese in mare sotto l’Etna e bruciĂ² un pezzo di legno, che risalì a galla mentre lui morì.

In cripta particolare è il bosco sacro di colonne provenienti dal tempio della dea Minerva, posto sull’acropoli della città.

SITI CORRELATI

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